Chissà che effetto avrà fatto all'ex alunno Tony Gallo tornare a varcare il cancello della "Briosco" e risentire il suono della stessa campanella che ha accompagnato le sue scorribande giovanili. Certamente il ritorno lo ha fatto a modo suo, donando alla scuola, al quartiere Arcella ed al mondo intero una delle opere più belle, "la più bella che ho fatto finora" come ha ammesso applicando le ultime sfumature di bomboletta. Una settimana di lavoro serrato
ed in condizioni di temperatura avverse, dall'alba a ben oltre il tramonto e che si è conclusa roccambolescamente a sole due ore dalla consegna del dipinto. "Mai fermarsi" ha ripetuto durante le intense quanto fredde giornate alle vicepresidi Valentina Battistella e Sabrina Stefani che regolarmente tentavano di rinfrancarlo con caffè caldo e panini. Grande l'interesse degli alunni che durante gli intervalli si accalcavano lungo le transenne per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Ma veniamo all'opera che lo stesso Tony sotto una insistente pioggerella ha presentato durante una gremita conferenza stampa: "E' una bambina che ogni sera scrive sul suo diario le avventure de suo migliore amico, un topolino di peluche. Basta." L'idea in realtà parte da ben più lontano, da quando June Liu Zun dell'associazione "Il filo di seta" ha iniziato a cercare uno spazio per festeggiare il Capodanno cinese con l'intenzione di rinsaldare i vincoli che legano la comunità orientale alla città di Padova. Questo attraverso un dono significativo, un'opera che rimanesse nel tempo e nella quale venisse raffigurato un riferimento al segno astrologico del topo, che nella tradizione orientale è simbolo di intelligenza e prosperità. E qui entra in scena il vulcanico assessore Andrea Colasio che propone all'assessora Cristina Piva di affrescare quella "parete grigia e triste che vedo incombere ogni mattina passando davanti alla "Briosco" e che male si accompagna alla pregevole struttura della scuola". L'ultimo tassello è stato un rapido passaggio dal dirigente scolastico Stefano Rotondi che ha colto con entusiasmo l'opportunità di vedere l'anonima parete valorizzata secondo gli ultimi dettami della rigenerazione urbana e di dare la giusta visibilità ad una scuola che da sempre si batte sul fronte dell'integrazione e dell'inclusione. Il risultato è lì, sotto lo sguardo incuriosito dei ragazzini e l'espressione attonita di qualche benpensante: un'opera imponente di 200 metri quadrati, delicata e lieve come il sogno della bambina de "Il diario del mio migliore amico".